Cosa coltivare in Italia oggi per guadagnare in agricoltura

cosa coltivare per guadagnareCaro lettore, benvenuto su Aprire Azienda, il blog italiano dedicato all’imprenditoria agricola di successo. In questo articolo vedremo cosa coltivare per guadagnare con la propria azienda agricola.

Se segui il blog e se hai letto Azienda Agricola 2.0 (se non lo hai fatto, clicca qui per leggerlo ora), conosci bene il metodo di crescita da me suggerito per aprire un’azienda agricola di successo.

Tra le varie strategie, la lezione più importante da portare a casa è certamente quello della diversificazione delle proprie attività perché come dice un detto anglosassone “don’t put all your eggs in one basket” (in italiano, non mettere tutte le tue uova in un solo cesto che si rischia di rompere).

Ecco allora essenziale capire cosa coltivare in azienda agricola non solo per avere il più alto profitto per coltura possibile, ma anche e soprattutto per non affidarsi da una sola produzione.

Le immagini che arrivano dai  tanti servizi televisivi circa gli agricoltori tradizionali costretti a distruggere le proprie coltivazioni sono l’esatto contrario di quello che accade agli imprenditori agricoli che hanno investito con cura i propri capitali nella diversificazione e nel brand, tutti insegnamenti che trovi appunto nella mia guida Azienda Agricola 2.0.

Cosa coltivare per guadagnare

Chi segue Aprire Azienda sa che qui non si professano facili guadagni, specialmente in agricoltura, perché sappiamo bene le difficoltà legate al settore agricolo.

L’imprenditore agricolo moderno si trova attaccato sotto diversi aspetti, sia dal punto della produzione, sia dal punto di vista della concorrenza estera.

Per evitare il fallimento dell’azienda ci si deve muovere su più fronti che possano prevedere i declini del mercato e capire con anticipo i movimenti.

Oggi per coltivare i giusti prodotti bisogna saper leggere i trend, capire le tendenze di mercato e sviluppare una strategia idonea all’identificazione del proprio cliente target.

Le famiglie italiane sono sempre più interessate alla genuinità dei prodotti, ma bisogna saper spiegare cosa si produce e soprattutto come si produce.

Alla lunga, la qualità così come la trasparenza paga sempre.

Dopo questa doverosa premessa, analizzando i nuovi trend e la richiesta del mercato, vediamo insieme cosa coltivare per guadagnare oggi in Italia.

Coltivazione dei pistacchi

Il pistacchio è chiamato anche l’oro verde dato il suo alto valore commerciale. Il boom della frutta secca, veicolato dai nuovi studi medici circa i loro benefici sulla salute umana, è ormai realtà ed ha aperto importanti opportunità per gli imprenditori agricoli.

Coltivati sin dall’antichità da egizi, greci e romani, la coltivazione dei pistacchi è molto antica, basti pensare che abbiamo le prime testimonianze in Italia già nel I° secolo d.C.

Ad oggi i maggiori produttori internazionali sono Iran, Stati Uniti, Spagna, Cina, Turchia, Siria, Grecia e Italia. Proprio nel nostro paese stanno crescendo il numero degli ettari dedicati a tale coltura.

Il pistacchio (Pistacia vera) è un albero da frutto che può raggiungere un’altezza di oltre 10 metri, tuttavia difficilmente supera i 5-6 metri. L’albero del pistacchio è molto longevo e raggiunge un’età di 300 anni circa con un accrescimento molto lento. La produzione del pistacchio entra a regime dopo alcuni anni dalla messa a dimora e ha un ciclo biennale: la pianta produce frutti tutti gli anni, ma è molto soggetta ad alternanza di produzione.

In Italia sono molto noti e rinomati i pistacchi di Bronte e Adrano sulle pendici dell’Etna, tutelati dal marchio DOP “Pistacchio Verde di Bronte.

Per informazioni leggi: come avviare una coltivazione di pistacchi

Coltivare mandorle

Chi cerca colture redditizie da includere nella propria azienda agricola non può certo dimenticarsi della deliziosa mandorla, il seme commestibile del mandorlo.

Sia dolce che salata, la mandorla è un prodotto richiesto sia per essere consumato direttamente, sia dalle industrie alimentari per essere trasformato nelle varie preparazioni. Le mandorle sono richieste anche dalle aziende produttrici di cosmetica che utilizzano l’olio di mandorla per le sue numerose proprietà benefiche.

Il mandorlo è un albero molto resistente che si adatta a diversi climi, è molto adatto al clima mediterraneo, resiste sia al caldo estivo, anche secco, sia alle basse temperature invernali. A parte le zone alpine, il mandorlo può essere inserito in produzione in tutta Italia.

In Italia la coltivazione del mandorlo ha un’antica tradizione che fu introdotta in Sicilia ad opera dei Fenici. Dall’Italia, poi, la coltivazione del mandorlo si diffuse in tutti i paesi del Mediterraneo, in particolare in Spagna e Francia.

Oggi la coltivazione del mandorlo rappresenta un sicuro investimento dato l’interesse crescente verso i benefici della frutta secca da parte di aziende e clienti.

Approfondisci: come avviare una coltivazione di mandorle

Coltivare canapa

A seguito della legge 242/2016 che regolamenta la coltivazione di questa meravigliosa pianta ingiustamente inserita nella lista delle droghe illegale, la canapa ha visto una rinascita con l’esplosione del fenomeno cannabis light che ha visto spuntare in tutta Italia negozi specializzati nella vendita di prodotti alla canapa appunto.

Dalla pianta della canapa industriale si possono ricavare infiorescenze ricche di cannabinoidi, semi trasformati in olio e farine, e fibra utilizzabile in tante lavorazioni come il tessile, il biodiesel e la bioedilizia.

Coltivare canapa è molto redditizio, tuttavia è una coltura ancora demonizzata da una parte delle istituzioni che non vuole ancora accettare del tutto questo mondo.

Le incertezze legali rendono questa una pratica rischiosa, ma potenzialmente molto redditizia.

I problemi derivano dal vuoto normativo che nella legge di settore approvata a fine 2016, delle infiorescenze non si faceva cenno, pur autorizzando le attività florovivaistiche in cui rientra anche il commercio di fiori recisi. Le infiorescenze sono infatti la parte della pianta più richiesta e redditizia.

Per approfondimenti: come coltivare canapa in Italia

Coltivare nocciole

Ingrediente indispensabile di tutte le creme spalmabile al cioccolato (mi raccomando, scegli solo prodotti senza olio di palma per promuovere coltivazioni e prodotti nostrani), le nocciole sono un’ottima coltivazione da implementare perché molto redditizia.

L’Italia rappresenta oggi il secondo produttore a livello mondiale con una quota di mercato di circa il 12% della produzione globale di nocciola e segue a distanza la Turchia, che rappresenta da sola il 70% del mercato complessivo.

La richiesta di nocciole non vede crisi, la domanda supera di gran lunga l’offerta, specialmente di nocciole di qualità made in Italy biologiche.

Il Lazio è la regione con la più alta concentrazione di campi a nocciole, tuttavia l’albero delle nocciole è coltivabile in quasi tutte le regioni italiane. Conosciuta anche come nocciolicoltura o coricoltura, la coltivazione del nocciolo è un’attività che riscuote interesse  e che viene praticata da un numero sempre maggiore di agricoltori e di imprenditori agricoli.

La coltivazione del nocciolo è un’attività facilmente praticabile, dal momento che questa pianta (Corylus Avellana L.), nelle sue diverse varietà (nocciola Tonda gentile Trilobata, nocciola Tonda di Giffoni, tonda gentile romana, Mortarella e tonda tardiva) vanta una grande resistenza e cresce con grande facilità, se impiantata sul terreno giusto.

Per approfondimenti: come coltivare nocciole in Italia

Coltivare frutti di bosco

Con un giro d’affari di 1,3 miliardi di euro, negli ultimi il settore dei frutti di bosco è cresciuto esponenzialmente creando opportunità per gli imprenditori agricoli italiani.

L’agricoltura non è fatta solamente da grandi coltivazioni estensive, ma anche da produzioni di nicchia per mercati solo all’apparenza piccoli. I frutti di bosco infatti sono molto apprezzati e sono molto utilizzati dall’industria dolciaria per la preparazione di dolci.

Basta fare un giro per i tanti supermercati italiani, pasticcerie e ristoranti per capire quanto diffusi sono i frutti di bosco.

Entro il 2020 è previsto un ulteriore raddoppio dei consumi rispetto al 2004. Per quanto riguarda la produzione (dati aggiornati al 2017), la Cina è il Paese con i maggiori volumi (3,8 milioni di tonnellate), mentre l’Italia è al 14esimo posto.

I Paesi europei maggiori esportatori di frutti di bosco sono la Spagna, la Grecia e la Turchia, mentre l’Italia è leggermente indietro in questo tipo di coltivazione offrendo quindi un’ottima idea di crescita e investimento per le aziende agricole italiane.

Leggi: come avviare una coltivazione di frutti di bosco

Coltivare agrumi

Con il termine agrumi si intendono le piante coltivate appartenenti al genere Citrus della sottofamiglia Aurantioideae: la sottofamiglia comprende specie definite e stabili ma anche molte varietà e mutazioni naturali.

L’Italia (soprattutto la Sicilia) occupa un posto di rilievo nella produzione mondiale degli agrumi, con una quota attorno al 5% (paragonabile alla produzione giapponese e spagnola, ma molto inferiore a quella del Brasile e degli USA che producono rispettivamente il 25% e 20%).

In Italia la produzione di agrumi (arance, limoni, mandarini, clementina, bergamotto, chinotto) si concentra nelle regioni meridionali, con la Sicilia in prima fila (circa i due terzi della produzione nazionale), seguita dalla Calabria (circa un quarto) e a distanza da Campania, Puglia, Basilicata, Sardegna e altre regioni.

L’Italia è il terzo Paese del Mediterraneo per produzione di agrumi e il dodicesimo a livello mondiale. Nonostante le superfici coltivate sono in calo, si registra una crescita della produzione per le innovazioni tecnologiche produttive. Le statistiche riportano inoltre che stanno aumentando le produzioni biologiche rispetto quelle tradizionali.

Leggi: come avviare una coltivazione di limoni

Leggi: come avviare una coltivazione di arance

Leggi: come avviare una coltivazione di mandarini

Leggi: come avviare una coltivazione di bergamotto

Coltivare zafferano

Lo zafferano è una spezia molto preziosa, e il clima del nostro paese è ideale per una sua coltivazione anche a livello imprenditoriale.

Tanto profumata quanto rara, questa deliziosa spezia, dell’oro non ha solo il colore, ma anche il valore. Infatti, per un solo grammo di pistilli di zafferano il prezzo varia dai 35 fino ai 60 euro, più o meno la stessa cifra a cui è attualmente quotato l’oro.

Tuttavia, non è tutto oro quello che luccica perché il costo elevato della spezia è direttamente correlato all’impegno richiesto per la sua coltivazione.

A rendere lo zafferano una spezia particolarmente cara, al punto tale da essere definito oro rosso, sono appunto i tempi e i costi di raccolta e produzione, decisamente lunghi e dispendiosi.

Basti pensare che che per realizzare 1 kg di prodotto servono circa 150 mila fiori freschi derivanti da altrettanti bulbi. Nonostante le difficoltà, coltivare zafferano è un’ottima idea imprenditoriale se integrata in un contesto di azienda agricola innovativa come spiego nel mio libro Azienda Agricola 2.0.

Leggi: coltivare zafferano

Coltivare noci

Avviare una coltivazione di noce da frutto è un’idea impegnativa, ma potenzialmente redditizia. Per avere successo è necessario fare scelte agronomiche chiare ed avere una giusta organizzazione della filiera.

In base ai dati Istat del 2010 in Italia ci sono oltre 8.600 ettari di noce, concentrati soprattutto in Campania (24,5%), Lazio (7,9%), Sicilia (6,7%), Veneto (6%), Piemonte (5,8%) ed Emilia Romagna (5,6%).

A livello mondiale i maggiori produttori sono Cina (1.289.572 tonnellate e il 43,7% della produzione), Iran (434.649 t pari al 14,7%) e Usa (418.775 t pari al 14,2%). L’Italia è al settimo posto con 11.900 tonnellate pari all’1,1% (fonte dati Fao 2014).

Così come per tutta la frutta secca in genere, la domanda di noci è in forte e continua crescita, soprattutto in Europa, grazie al sempre maggiore interesse del consumatore visti gli importanti benefici per la salute umana.

Il noce però è una pianta che ha bisogno di essere coltivata in modo adeguato per poter fare reddito, pur essendo decisamente rustica.

Quali sono gli investimenti necessari in pre-impianto?

Quale varietà scegliere?

Come deve essere coltivata?

In quanto tempo il nocicoltore inizia a trarre profitto?

Leggi: come coltivare noci

Coltivare kiwi

Dopo una stagione ai minimi storici, la coltivazione di kiwi in Italia sta ritornando a crescere anche grazie all’aumento della domanda trainata dalle nuove varietà di kiwi giallo tipiche del nostro paese.

La maggiore richiesta del prodotto made in Italy ha inevitabilmente causato un’impennata dei prezzi al dettaglio con numeri a doppia cifra.

L’Italia ne ha iniziato la coltivazione a partire dagli anni ’80 con una diffusione sempre crescente nel frutteto, la coltivazione è abbastanza semplice e può essere condotta con il metodo biologico sia a livello professionale che privato.

L’actinidia è la pianta del kiwi, è è originaria della Cina ed è arrivata dapprima in Nuova Zelanda, dove fu chiamata kiwi in onore dell’uccello simbolo del paese.

E’ un albero che si può coltivare in zone con climi temperati e inverni miti, tuttavia circa i 2/3 dei kiwi venduti sul mercato italiano provengono da Emilia-Romagna, Veneto e Trentino-Alto Adige.

Per approfondimenti: avviare una coltivazione di kiwi

Coltivare melograno

Il melograno entra con prepotenza nella lista della spesa degli italiani con un’impennata superiore al 25%: basta farsi un giro dei bar per capire l’entità del fenomeno dove alla classica spremuta d’aranci viene proposta quella di melograno.

Merito del boom dei cosiddetti superfood, alimenti di origine vegetale con un alto contenuto di antiossidanti, proteine, omega-3, minerali, fibre o altri nutrienti essenziali dai provati effetti benefici per la salute.

Se ne coltivano 110mila ettari in Cina e in India, 80mila in Iran, 8mila in Turchia, 2mila in Israele, più di 4mila in Spagna e quasi 2mila in Tunisia per un totale di tre milioni di tonnellate di frutti.

In Italia le coltivazioni di melograno crescono continuamente per cercare di soddisfare la domanda interna sempre crescente.

La produzione italiana riguarda solo il 30% del mercato e rende agli agricoltori tra i 15mila e i 25mila euro ad ettaro.

Leggi: avviare una coltivazione di melograno in Italia

Coltivare avocado

Così come il melograno, è l’avocado il frutto del presente e del futuro con aumento dei consumi impressionante date le nuove richieste di prodotti ad alto contenuto di sostanze benefiche per la salute umana.

L’avocado ha infatti un profilo nutrizionale davvero unico: 100 grammi di avocado sviluppano circa 160 calorie e la presenza di fibre, grassi buoni, vitamine del gruppo B, vitamina K, potassio, vitamina E e vitamina C, conferiscono all’avocado proprietà eccellenti per la salute e il suo consumo è associato a diversi effetti benefici come la riduzione del rischio cardiovascolare, l’aumento del senso di sazietà con conseguente perdita di peso e l’aumento della fertilità.

Ottima fonte di calcio e potassio, l’avocado contiene anche notevoli quantità di fibra e grassi monoinsaturi, utili a contrastare il diabete.“

Tutte queste proprietà hanno ovviamente fatto presa nella testa dei consumatori italiani offrendo nuove ed interessanti opportunità per le aziende agricole italiane.

Leggi: come si coltiva l’avocado

Coltivare aloe

Data la crescente domanda ed esigenza da parte dei consumatori di prodotti rivolti al benessere della persona, coltivare Aloe da immettere sul mercato può diventare un’interessante opportunità di business.

La domanda interna di Aloe in Italia viene soddisfatta per la sua quasi totalità dalle importazioni estere.

In Europa, la sola nazione che ha una produzione quantitativamente rilevante è la Spagna, mentre il resto del prodotto viene importato dall’America Latina, dall’Asia, dagli Stati Uniti e ovviamente dall’Africa.

Da un punto di vista ecologico e biologico, l’Aloe predilige i climi caldi perché la pianta non sopravvive a temperature inferiori lo zero. Le richieste ecologiche della pianta fa sì che il centro-sud italiano sia l’ideale per la coltivazione dell’Aloe.

Approfondisci: come coltivare Aloe in Italia con successo

Coltivare funghi

La funghicoltura può essere effettuata da chiunque, dal cittadino che vuole produrre i funghi in casa per il proprio consumo, sia il piccolo imprenditore agricolo in cerca di un ulteriore fonte di reddito, per poi arrivare alla grande azienda agricola che investe milioni nella realizzazione di impianti idonei alla coltivazione.

A seconda del tipo di investimento, la produzione può variare da pochi esemplari a tonnellate di funghi al giorno.

Qualsiasi sia la quantità prodotta, i funghi sono coltivati pressoché seguendo le stesse linee guida.

Avviare un’attività di funghicoltura in Italia

Coltivare tartufo

Il tartufo è un fungo di straordinario pregio, richiestissimo in tutto il mondo, e i prezzi al dettaglio sono incredibili.

Il tartufo italiano è probabilmente il più famoso e pregiato al mondo, e per questo è diventato un vero e proprio business.

La tartuficoltura è una delle coltivazioni più difficili in assoluto e i risultati non sono garantiti.

La tecnica di coltivazione tartufi è ancora allo stato sperimentale, alcuni casi di successo sono noti, ma la garanzia assoluta di vedere i propri sforzi ripagati non è certa.

Uno dei requisiti fondamentali per avviare una tartuficoltura di successo è verificare la presenza del tartufo nei territori limitrofi in maniera spontanea.

Avviare una tartuficoltura in Italia

Coltivare erbe officinali

Il settore delle piante officinali sta crescendo per via del rinnovato interesse del pubblico verso una vita più sana e una dieta equilibrata.

In un contesto simile, risulta ottimo l’avvio di un business agricolo impegnato nella produzione di preziose alleate della salute umana.

L’aumento della domanda interna avvenuto in questi ultimi anni è coperta per il 70% da importazioni estere, specialmente dai paesi dove la manodopera costa meno, ma la qualità e gli standard igienici non sono sempre all’altezza del mercato italiano.

A fronte della forte domanda, la produzione italiana stenta a decollare per colpa della concorrenza estera.

Come avviare un’azienda agricola di erbe officinali

Coltivare ortaggi

Quello della coltivazione di ortaggi è sicuramente un settore interessante per la piccola e media impresa italiana.

Il pubblico è sempre più attento ai concetti di Km zero, organico, tracciabilità, gusto, genuinità, origine protetta e così via.

Le aziende agricole che soffrono di più sono infatti quelle legate alla produzione industriale, mentre quelle più giovani e dinamiche sono riuscite a slegarsi dalla logica della grande distribuzione e di raggiungere direttamente il cliente finale.

La catena all’ingrosso infatti offre delle condizioni non sempre vantaggiose per l’imprenditore agricolo.

Avviare un’azienda di produzione ortaggi

Attività integrative alla produzione agricola tradizionale

coltivazioni per guadagnareSe coltivare i campi non basta a soddisfare le esigenze economiche di un agricoltore, quest’ultimo può optare anche per attività aggiuntive alla produzione agricola tradizionale, che possano garantire ulteriori profitti.

Queste operazioni integrative possono consistere, ad esempio: in allevamenti redditizi, nell’accoglienza turistica (agriturismo, fattoria didattica), nella produzione di liquori artigianali con i prodotti della propria terra, nella produzione di birra artigianale, ma anche nella produzione di cosmetici naturali.

I lavori appena menzionati possono offrire guadagni anche molto elevati. Per maggiori informazioni su questo argomento, invitiamo a leggere i prossimi paragrafi.

Allevamenti redditizi

Per allevamenti redditizi possiamo intendere gli allevamenti di animali in grado di consentire ottimi guadagni.

Per esempio, un allevamento di galline ovaiole può essere molto fruttifero. Le uova di galline allevate a terra, possibilmente alimentate con mangimi biologici, sono molto apprezzate dai consumatori.

Una singola gallina produce in media circa 300 uova all’anno, che possono essere introdotte nel mercato al prezzo di circa 25 centesimi l’una. Dunque, una gallina ovaiola può fruttare mediamente circa 75 euro all’anno, mentre un allevamento di 300 galline potrebbe offrire un guadagno approssimativo di 22.500 euro annuali. A tali somme approssimative va però sottratta la spesa per mangime e acqua.

Per dare avvio all’attività, servono i seguenti elementi:

  • Terreno adatto a sviluppare un allevamento a terra;
  • Pollaio;
  • Mangiatoie;
  • Abbeveratoi;
  • Celle frigorifere, utili per la conservazione delle uova.

Anche un allevamento di bovini può risultare molto redditizio, anche se gli investimenti da fare sono molto elevati. Infatti, una mucca da latte ha un costo che oscilla tra i 500 e i 5000 euro, mente i bovini da carne costano ancora di più: i prezzi salgono a seconda della qualità degli animali.

Sono inoltre necessari i seguenti elementi:

  • Fattoria idonea per l’allevamento;
  • Terreni adatti per il pascolo (se si desidera far pascolare gli animali);
  • Strumentazione per mungitura e pastorizzazione del latte (se si desidera produrlo);
  • Mangiatoie;
  • Abbeveratoi;
  • Stalla in cui tenere i bovini al chiuso;
  • Acqua e mangime.

Come mai i guadagni che è possibile ottenere grazie ai bovini possono essere anche molto elevati? La risposta sta nel fatto che le carni rosse sono considerate molto pregiate.

Inoltre, non va trascurato il fatto che grazie alle mucche è anche possibile ottenere latte ed eventuali prodotti caseari.

Vale anche la pena porre in evidenza il fatto che, grazie alle loro feci, i bovini sono utili anche per fertilizzare i terreni agricoli in modo naturale.

Un altro interessante business da poter intraprendere è quello dell’allevamento delle api. L’apicoltura consente la produzione del miele e della cera d’api.

L’investimento iniziale per l’allevamento delle api è inferiore ai 1500 euro. Per recuperare le api una volta morte, è possibile comprare una o più colonie presso altri apicoltori, oppure recuperarle in natura.

Per avviare quest’attività, è necessario seguire un corso per apicoltori. Del resto, l’apicoltura non è un’operazione alla portata di tutti.

Si consiglia di allevarle in un terreno che abbia molti fiori (le api sono utili anche per l’impollinazione), con poca pendenza, e in una zona con poco vento.

Una volta procuratosi il terreno idoneo, occorre attrezzarsi con i seguenti elementi:

  • Arnie, cioè le casette per api
  • Tuta di protezione
  • Accessori per estrarre il miele e la cera d’api.

A seconda del tipo di prodotto che si desidera commercializzare, ovvero carne, uova, latte, miele, ecc. è importante adempiere agli obblighi burocratici e alle spese previste a norma di legge. Tra queste rientra, ad esempio, l’apertura di una partita IVA, se non la si possiede già.

Accoglienza turistica

Un agricoltore che si occupa anche di accoglienza turistica può guadagnare molto, ma deve affrontare anche diverse spese, considerando tra le altre cose:

  • Le procedure burocratiche per avviare l’attività;
  • L’assunzione del personale (opzionale);
  • La ristrutturazione per l’adeguamento e la messa a norma degli edifici per l’accoglienza turistica;
  • L’eventuale presenza di piscina, giostre per i più piccoli, spazi verdi attrezzati per campeggio o barbecue, e altre strutture;
  • Le bollette e gli altri costi per il mantenimento di tale attività.

Per aprire un agriturismo, magari istituendo anche una fattoria didattica e altre iniziative culturali e ricreative in riferimento al mondo rurale, i costi iniziali variano in base a vari fattori, e si diversificano anche da regione a regione.

Per procedere, è necessario essere imprenditori agricoli, e dunque risultare in possesso della partita IVA. Le prime spese a cui far fronte riguardano la burocrazia:

  • Iscrizione al registro delle imprese presso la Camera di Commercio;
  • Iscrizione al registro regionale degli operatori agrituristici;
  • Presentazione della SCIA (documento per la Segnalazione Certificazione di Inizio Attività) all’ufficio SUAP del Comune.
  • Eventuale iscrizione a un’associazione di categoria (Confagricoltura, Coldiretti, CIA), pagando una quota associativa di 100-150 euro nel caso di piccole ditte individuali. Tale iscrizione permette di ricevere supporto informativo e consulenze su come gestire l’attività.
  • Attivare un’assicurazione di responsabilità civile per danni a terzi conseguenti alla prestazione dei servizi riguardanti ricezione e ospitalità.
  • Seguire il corso HACCP se si desidera somministrare pasti ai clienti.
  • Iscrizione di tutto il personale dipendente all’INAIL e all’INPS, tranne se l’agriturismo è a completa conduzione familiare.

Una spesa molto consistente riguarda il lavoro per l’adeguamento degli immobili, in base a quanto previsto dalla legge e alle esigenze dell’attività. Da questo punto di vista, è utile sottolineare il fatto che la normativa in vigore non consente di costruire da zero.

Per quanto concerne l’adattamento degli edifici, potrebbe essere necessario ricavare oltre alle camere, anche un ristorante, una sala multifunzione nella quale poter anche organizzare corsi per i bambini delle scuole durante il periodo invernale, o altro ancora a seconda di come più si reputa conveniente ed opportuno.

I costi quindi possono variare di molto, a seconda anche di cosa si sceglie di proporre agli ospiti: solo alloggio, oppure anche ristorazione, fattoria didattica, campeggio, attività sportive, attività ricreative, e così via.

Alcune eventuali spese extra da poter considerare sono le seguenti:

  • Installazione di cartelli segnaletici e insegne, per dare modo ai clienti di trovare l’agriturismo più facilmente.
  • Abbonamento speciale per la detenzione degli apparecchi televisivi nella struttura agrituristica.
  • Pagare i diritti alla SIAE, se necessario, qualora si desideri organizzare eventi e manifestazioni per intrattenere i clienti e promuovere l’attività agrituristica.

In alternativa all’agriturismo, è possibile anche dedicarsi soltanto alla fattoria didattica, anche se in questo caso i guadagni si riducono considerevolmente, ma al contempo anche le spese.

Per fattoria didattica si intende principalmente una visita guidata alla fattoria da parte soprattutto dei bambini, ma volendo anche da parte degli adulti.

Si articola nel mostrare l’attività rurale riguardante le coltivazioni (vigneti, alberi, verdura, ecc.), gli animali presenti nell’azienda agricola, e altri elementi connessi alla tenuta (come ad esempio i laboratori per la produzione di vino o di birra artigianale all’interno della struttura).  Può prevedere anche lo svolgimento, da parte dei visitatori, di determinate operazioni (mungere le mucche, raccogliere la frutta, ecc.).

Rappresenta un’esperienza di formazione e svago allo stesso tempo, grazie alla quale i turisti e le scolaresche vivono una giornata o qualche ora immersi nella vita campagnola.

Per avviare l’attività riguardante la fattoria didattica, occorrono i necessari permessi burocratici, la partita IVA (se non la si possiede già), ma anche:

  • Una struttura in cui ricevere gli ospiti,
  • Recinzioni e cancelli, anche allo scopo di impedire la fuga degli animali;
  • Segnaletica, per indicare le eventuali zone non accessibili agli ospiti;
  • Segnali con norme di sicurezza e di condotta da seguire.
  • Un’area per i bagni
  • Un’area parcheggio
  • Una eventuale zona ristoro (per la quale serve l’attestato HACCP).

Produzione liquori artigianali

Tra le più interessanti attività integrative alla produzione agricola tradizionale, vi è la produzione di liquori artigianali.

Per aprire un liquorificio artigianale non sono necessari investimenti altissimi. Inoltre, se il laboratorio per la produzione si trova all’interno di un’azienda agricola, si ha la possibilità di sfruttare al meglio la produzione a chilometro zero di piante aromatiche e di frutta.

Tra i prodotti che è possibile realizzare grazie al liquorificio artigianale vi sono: il limoncello o altri tipi di liquori agli agrumi, la grappa, il mirto, il liquore al carciofo, i liquori alle erbe, le bagne alcoliche per le pasticcerie, la frutta sotto spirito, e altro ancora.

Per avviare un’attività che consenta la preparazione dei liquori, è necessario adempiere al alcune procedure burocratiche:

  • Ottenere il certificato dell’ASL per il rispetto delle norme igienico-sanitarie;
  • Ottenere il permesso dei Vigili del Fuoco, se il locale del liquorificio supera una certa metratura;
  • Procurarsi l’autorizzazione per la commercializzazione dei prodotti alcolici;
  • Procurarsi il permesso per esporre le insegne;
  • Aprire la partita IVA rivolgendosi all’Agenzia delle Entrate (se non la si possiede già);
  • Iscriversi al Registro delle Imprese presso la CCIAA;
  • Regolarizzare le posizioni INPS e INAIL;
  • Inviare la comunicazione al Comune dell’inizio dell’attività.

Occorre anche attivarsi per:

  • Procurarsi un locale idoneo all’attività, e a norma;
  • L’eventuale assunzione di personale;
  • La pubblicità e le altre attività di marketing per far conoscere il liquorificio: per esempio, spot su radio, giornali e/o TV locali, creazione e gestione di un sito web, attività promozionale sui social network, ecc.

Aprire un birrificio agricolo

Come attività complementare a quella agricola tradizionale, può essere preso in considerazione anche un birrificio agricolo. Infatti, anche un laboratorio di birra artigianale può offrire molti profitti. Tra l’altro, la birra è considerata un prodotto articolo a tutti gli effetti (attraverso il decreto ministeriale 212/2010).

Per avviare l’attività in questione, l’iter burocratico da seguire è più o meno simile a quello del liquorificio artigianale descritto nel precedente paragrafo.

Inoltre, vale la pena evidenziare che la produzione della birra ottenuta artigianalmente deve seguire sia le direttive previste dalle norme in vigore che la riguardano, e sia quelle del COBI, il Consorzio italiano dei produttori di orzo e birra.

Da questo punto di vista, vale la pena evidenziare che l’orzo da usare per la realizzazione della birra artigianale deve essere di propria produzione per almeno il 51%.

Occorre prestare attenzione anche al modo in cui effettuare la coltivazione dell’orzo: viene chiesto di seguire il processo di rotazione delle colture (ovvero alternare periodicamente, in una medesima posizione dell’orto, la coltivazione di una pianta con un’altra).

L’uso di prodotti aromatizzanti naturali, legati al territorio, è consentito, mentre non lo è in alcun modo il ricorso ai conservanti.

In più, per la produzione della birra artigianale, la maltizzazione dell’orzo deve essere ottenuta usando macchinari artigianali e non quelli di tipo industriale.

Gli zuccheri del mosto (ottenuto grazie all’orzo) vengono trasformati ricorrendo a lieviti ad alta fermentazione, appartenenti al genere Saccaromyces. La prima delle due fermentazioni si fa in vasca, la seconda in bottiglia con una temperatura tenuta costantemente sotto controllo. Tutto il processo per la realizzazione della birra dura circa 80 giorni, ma il prodotto si conserva perfettamente grazie al particolare sistema di produzione adottato, e senza ricorrere alla pastorizzazione.

Come si apre un birrificio

Produzione di cosmesi naturale 

All’interno di un’azienda agricola, è anche possibile aprire un laboratorio di prodotti cosmetici naturali, sfruttando anche alcune delle proprie coltivazioni, come ad esempio l’olio d’oliva, l’aloe vera, i derivati della vite, ecc.

La produzione cosmetica è un’attività di tipo imprenditoriale, e per avviarla è necessaria una comunicazione di inizio attività. Occorre anche aprire una partita IVA (se non la si possiede già), e adempiere a determinati obblighi presso la Camera di Commercio, INPS e INAIL: tutte queste operazioni possono essere effettuate più velocemente ricorrendo alla procedura di comunicazione unica, anche online (tra l’altro, ricorrere a questo iter semplificato è possibile anche per le attività descritte nei paragrafi precedenti).

Inoltre, se è prevista l’assunzione di altre persone, occorre regolarizzare anche loro presso INPS e INAIL.

Va anche precisato che occorre (obbligatoriamente) nominare un responsabile tecnico: si tratta di una figura professionale che supervisiona e certifica le varie fasi di produzione. Questo ruolo può essere ricoperto dall’imprenditore stesso, oppure da un’altra persona interna all’azienda, se in possesso dei requisiti professionali richiesti. Altrimenti, è necessario rivolgersi a una figura esterna.

Le normative riguardanti il settore cosmetico possono essere consultare anche recandosi nella sezione dedicata del sito web del ministero della salute.

Per avviare l’attività in questione non sono necessari attestati particolari, e in pratica potrebbe farlo chiunque. Tuttavia, se non si ha esperienza nel settore, è consigliabile frequentare un corso apposito, al fine di ottenere le informazioni per procedere nel migliore dei modi.

Per quanto riguarda la produzione, è molto importante procurarsi un locale adatto allo scopo e metterlo a norma. In più, occorre sostenere una spesa impegnativa per quanto concerne l’acquisto dei macchinari utili alla produzione e quelli per il confezionamento.

Nella realizzazione dei prodotti è possibile ricorrere anche a ingredienti certificati come biologici: la cosmesi naturale e biologica è molto apprezzata dai consumatori, e potrebbe consentire profitti ancora più consistenti.

Aprire un’azienda di cosmetica naturale

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