Quando parliamo di marketing ci riferiamo ad un grande insieme di azioni e strategie. Se poi aggiungiamo il marketing digitale la questione raddoppia. Il punto è che per imparare a promuovere un brand o un’azienda i manuali sono utili ma…
I manuali sono utili ma…
…è sul campo che si sperimenta ciò che funziona rispetto a ciò che sarebbe meglio non mettere in pratica. Inoltre quello che per uno stratega può essere considerato di valore potrebbe essere stravolto da chi invece ritiene sia vero il contrario.
Per farti un esempio pratico prendiamo la strategia “Bene o male purché se ne parli”. Vi è chi ritiene che stigmatizzare un brand esponendolo a grandi applausi e feroci critiche sia quanto di più sbagliato esista nel marketing e chi, invece, crede che questa sia la miglior strategia per sbancare in visibilità.
Come prendere una posizione in questo caso?
Impossibile essere tutti d’accordo come è impossibile piacere a tutti. Ciò per cui un buon marketer dovrebbe lavorare, invece, è piacere ai propri clienti.
Per raggiungere questo obiettivo bisogna innanzitutto sapere da chi è composta la clientela a cui è rivolta una strategia e, una volta individuato un pubblico bisogna lavorare per comunicarci con efficacia. Detto a parole potrebbe sembrare molto semplice.
In realtà la questione non è così immediata per cui si creano spesso correnti teoriche di pensiero molto distanti tra loro e per le quali è impossibile stabilire chi ha torto e chi ha ragione.
Dalla teoria alla pratica: come un omaggio si trasforma in opportunità
L’unico ramo del marketing inopinabile è quello riassunto efficacemente dal Dottor Cialdini, il noto maestro della persuasione. I suoi studi empirici hanno dimostrato inequivocabilmente che quando riceviamo un dono o un favore ci sentiamo moralmente obbligati a restituirlo.
Questo deriva dalle convinzioni sociali in cui siamo cresciuti e che ci obbligano a dire “grazie” sin da quando siamo molto piccoli.
È molto difficile lottare contro un istinto così radicato e lo stesso Cialdini ritiene che il senso di dovere che ci assale è quasi innato in noi. Per questo le aziende ci regalano qualcosa e quando non ci chiedono nulla indietro, nella maggior parte dei casi, il prodotto siamo noi.
Cosa significa?
Che non è vero che le aziende fanno regali senza aspettarsi un tornaconto. A volte sono interessate al nostro numero di telefono, altre volte vogliono che compiliamo un questionario o che lasciamo una nostra mail…In ogni caso se un brand distribuisce omaggi sicuramente ha in mente una strategia di marketing ben oculata.
Perché non c’è malizia in tutto questo?
Non storcere il naso perché, salvo rari casi, non c’è nulla di male in questo. Puoi anche rifiutarti di dare i tuoi recapiti come non sei obbligato ad accettare un omaggio. Il punto è che il web ci ha immersi in un flusso di informazioni talmente ridondante che siamo quasi diventati immuni. La pubblicità è tanta ed è ovunque, quindi in un certo senso, siamo anche stufi di subirla. Il gadget, invece, non crea questa insofferenza perché non ti disturba a telefono e non ti riempie la casella di mail promozionali. Il gadget è un oggetto comune che rappresenta l’immagine dell’azienda e lo fa in maniera silenziosa e non invasiva. Sei d’accordo?
Quali sono i migliori gadget?
Le aziende che ogni anno investono in questo tipo di pubblicità sono sempre di più e siamo riusciti anche a capire quali siano i gadget più efficaci visto che sono diventati must-have intramontabili. Al primo posto troviamo penne, agende e taccuini perché sono accessori utilissimi, sempre graditi e tra i più comuni.
Le agende, inoltre, hanno la particolarità di essere vistose e utili nella nostra quotidianità. Si tratta di un oggetto che, nonostante l’avvento del web, ha mantenuto alta la sua popolarità in un vasto mercato che non conosce crisi.
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