Continua la ricerca di Aprire Azienda alla scoperta delle idee business legate all’agricoltura.
Se hai un interesse particolare per le attività agricole, ti consiglio di fare una ricerca approfondita all’interno della categoria dedicata.
Dopo l’articolo sullo zafferano, oggi vediamo come coltivare tartufi pregiati avviando una tartuficoltura di successo.
Il tartufo è un fungo di straordinario pregio, richiestissimo in tutto il mondo, e i prezzi al dettaglio sono incredibili.
Il tartufo italiano è probabilmente il più famoso e pregiato al mondo, e per questo è diventato un vero e proprio business.
La tartuficoltura è una delle coltivazioni più difficili in assoluto e i risultati non sono garantiti.
La tecnica di coltivazione tartufi è ancora allo stato sperimentale, alcuni casi di successo sono noti, ma la garanzia assoluta di vedere i propri sforzi ripagati non è certa.
Uno dei requisiti fondamentali per avviare una tartuficoltura di successo è verificare la presenza del tartufo nei territori limitrofi in maniera spontanea.
I tassi maggiori di successo si sono verificati in zone confinanti all’areale spontaneo piuttosto che in zone ex novo.
Prima di avviare una tartufaia, considera che il primo raccolto non sarà disponibile prima di 7-10 anni, tempo necessario allo sviluppo del pregiato fungo.
Data la durata della coltura, l’avvio della tartufaia può essere inteso solo come integrazione di un reddito già avviato o investimento finanziario.
Nonostante le difficoltà d’avvio, la creazione di una coltivazione di tartufo è un’ottima strategia alternativa per salvaguardare il proprio capitale.
Questo tipo di investimento può essere effettuato da un’azienda agricola già consolidata o da un privato in cerca di una rendita futura.
Se vuoi metterti in proprio, esistono comunque coltivazioni molto più redditizie nell’immediato (frutti di bosco, zafferano, miele).
In questo articolo analizzeremo il fenomeno della tartuficoltura in maniera completa ed esaustiva. L’articolo come al solito è lungo e pieno di approfondimenti.
Se vai di fretta, salva l’articolo tra i preferiti e ritorna qui sul blog con più calma.
L’articolo è diviso in tre parti, la prima è un’introduzione al mondo dei tartufi, la seconda parte più tecnica analizza nel dettaglio, anche grazie alla visione di alcuni video, come coltivare tartufi, mentre la terza parta è dedicata all’analisi dei vantaggi e svantaggi nell’avviare una tartuficoltura di successo.
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Nella speranza di averti incuriosito, ti auguro una buona lettura.
Aspetti generali sui tartufi e classificazione
Iniziamo questo viaggio alla scoperta dei tartufi definendone la natura biologica.
Come noto, il tartufo è utilizzato in gastronomia per il suo particolare aroma, e viene comunemente raccolto grazie all’utilizzo di cani (e maiali) addestrati appositamente.
La raccolta dei tartufi spontanei è regolata dalla legge 16 Dicembre 1985, dalla quale ogni regione ha poi recepito e modificato le linee guida.
Durante il periodo di maturazione, il tartufo emette il suo caratteristico profumo per attirare gli animali selvatici per poter disperdere le proprie spore nel ambiente e continuare a diffondersi.
Questo profumo viene appunto utilizzato dai cani addestrati per la localizzazione.
L’areale di distribuzione è ampio ma le condizioni ambientali giuste sono essenziali per determinare il grado di qualità e quindi la sua abbondanza risulta limitata.
La presenza del tartufo è limitata alle zone dove ci sono le piante simbionti, come Leccio e Quercia, caratteristiche chimico-fisiche del terreno adatte e condizioni climatiche appropriate.
L’Italia è uno dei maggiori produttori di tartufo e ha al suo interno tutte le specie commerciali più ricercate e pregiate.
Più che al livello quantitativo, l’Italia è famosa soprattutto per la qualità del prodotto.
Negli ultimi anni, paesi emergenti come la Cina e l’est europeo stanno aumentando la propria produzione, ma la particolarità del nostro territorio fa sì che la qualità del tartufo italiano sia maggiore.
Purtroppo, dato l’enorme business coinvolto, le truffe sono molto numerose: non è raro vedere dei tartufi certificati per determinati areali provenienti in realtà da altre zone.
Anche all’interno del nostro paese esistono località più famose rispetto ad altre. Tra le varie zone dove è presente il tartufo, le due regine incontrastate sono Alba e Acqualagna.
Da evidenziare la famosa Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, la più antica al mondo.
In natura esistono molte specie, ma dal punto di vista commerciale solo 13 hanno valore. Di queste, le più ricercate sono:
- Tartufo bianco pregiato (Tuber magnatum);
- Tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum);
- Tartufo estivo o scorzone (Tuber aestivum);
- Tartufo di Borgogna (Tuber uncinatum);
- Tartufo nero ordinario (Tuber mesentericum);
- Tartufo nero invernale (Tuber brumale);
- Tartufo bianchetto o marzuolo (Tuber borchi);
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Tartufo bianco
Iniziamo la classificazione dei tartufi dalla specie più ricercata, il bianco pregiato (tuber magnatum).
Il suo aroma è nettamente superiore alle altre specie, e per questo motivo il suo valore supera nettamente gli altri tartufi.
Di colore biancastro fino al rosa, presenta striature ben evidenti al suo interno.
Vive generalmente in simbiosi con pioppo, salice, quercia, tiglio, cerro e nocciolo in terreni marnoso-argillosi o marnoso-sabbiosi ben drenati.
Il periodo di raccolta inizia durante il mese di Settembre.
Le regioni dove è presente il tartufo bianco sono Piemonte, Toscana, Lombardia, Marche, Umbria, Molise, Friuli e Istria.
Dato il suo enorme valore commerciale, il tartufo bianco è oggetto di approfondite ricerche a livello universitario per la sua coltivazione.
Tartufo nero
Sono due le specie più conosciute, la prima è il Tuber melanosporum, conosciuto come Tartufo nero pregiato. Molti estimatori non esitano ad affermare la superiorità del tartufo nero rispetto al bianco.
Ha una forma tondeggiante, rispetto al bianco matura leggermente più tardi, infatti il periodo migliore per la raccolta inizia a novembre.
Il pregiato nero ha un areale di distribuzione ampio rispetto al bianco, e la sua coltivazione è assai più diffusa.
Il nero ha la variante estiva meno pregiata che prende il nome di Scorzone estivo (Tuber aestivum).
Lo Scorzone il tartufo più comune, ha una scorza di colore bruno-nerastra mentre la polpa varia dal nocciola
chiaro al bruno ed è attraversata da numerosissime venature bianche. Essendo estivo, matura a partire da Maggio fino ad Autunno.
Come coltivare tartufi
Dato il valore commerciale, lo sviluppo della tartuficoltura ha visto un incremento costante negli ultimi anni. In questo tipo di coltivazione il problema è più che altro tecnico che di mercato: se ottieni un ottimo tartufo non avrai nessun problema a commerciarlo data l’altissima richiesta in tutto il mondo.
Quando di progetta una coltivazione di tartufi, il primo fattore da considerare è la presenza in zona. I tassi di successo maggiori infatti si sono registrati in aree limitrofe alle sue zone naturali.
Ogni specie ha delle esigenze ambientali e la scelta del tartufo sarà diretta conseguenza della qualità e tipologia del terreno. In fase d’avvio, l’analisi pedologica del terreno è assolutamente necessaria.
La pedologia è la scienza che studia la composizione del suolo da tutti i punti di vista.
I parametri da controllare sono:
- granulometria;
- ph;
- % humus;
- % Fosforo;
- %Carbonato;
- % Azoto;
Le analisi andranno fatte in laboratori specializzati e i risultati analizzati con un agronomo specializzato. Dopo lo studio preliminare del terreno, e verificata la fattibilità, si passerà alla lavorazione del terreno rimuovendo tutte le piante presenti.
La lavorazione del terreno va realizzata durante l’estate, deve rimuovere ogni tipo di pianta presente ma non deve andare troppo in profondità per non alterare la stratigrafia del terreno.
Una volta pronto il terreno, si procederà con la messa in dimora di giovani alberi opportunamente micorizzati.
Abbiamo visto che i tartufi crescono in simbiosi con determinate specie di alberi. Esistono ditte specializzate che commercializzano questo tipo di piante che hanno inserite le spore dei tartufi.
Ogni specie di tartufo ha i suoi alberi simbionti.
Il tartufo bianco pregiato vive in simbiosi con:
- roverella (Quercus pubescens);
- cerro (Quercus cerris);
- carpino nero (Ostrya carpinifolia);
- farnia (Quercus peduncolata);
- tigli (Tilia cordata, Tilia platiphyllos, Tilia x vulgaris);
- nocciolo (Corylus avellana);
- pioppi (Populus alba, Populus nigra, Populus tremula);
- salici (Salix alba, Salix caprea, Salix viminalis).
Lo Scorzone vive in simbiosi con:
- farnia (Quercus peduncolata);
- rovere (Quercus sessiflora);
- faggio (Fagus silvatica);
- carpino bianco (Carpinus betulus);
- nocciolo (Corylus avellana);
- roverella (Quercus pubescens);
- leccio (Quercus ilex);
- pino nero (Pinus nigra);
- pino laricio (Pinus nigra var. laricius);
- carpino nero (Ostrya carpinifolia).
Il “Nero Pregiato”vive in simbiosi con
- Roverella (Quercus pubescens);
- Leccio (Quercus ilex);
- Cerro (Quercus cerris);
- Tiglio (Tilia platyphyllos);
- Nocciolo (Corylus avellana);
- Carpino nero (Ostrya carpinifolia);
- Cisto (Cistus spp.).
Attenzione alla scelta dell’azienda fornitrice.
L’importanza della corretta micorizzazione della pianta è essenziale alla buona riuscita della tartufaia. Le aziende devono essere in grado di rilasciare la certificazione di qualità.
A seconda della zona dove avviare la tartufaia, ci sarà la corretta scelta di terreno, pianta e tartufo da coltivare.
Una volta compiuta la messa a dimora degli alberi micorrizati, è necessario effettuare una serie di lavorazioni colturali con lo scopo di conservare e migliorare le condizioni per favorire l’ entrata in produzione
della tartufaia
Le operazioni colturali da eseguire sono: lavorazione del terreno, irrigazione, potatura e la lotta ai parassiti.
Durante i primi anni, particolare importanza risiede nell’eliminare qualsiasi pianta che possa entrare in conflitto con la crescita del tartufo.
Per evitare danni al terreno, si predilige l’uso di attrezzi manuali rispetto alle macchine.
Quando il tartufo inizia a crescere, si nota intorno alla pianta una zona priva di vegetazione chiamato pianello, in questa zona si deve interrompere qualsiasi attività.
Per quanto riguarda l’irrigazione, questa va fatta nei primi anni per velocizzare lo sviluppo dei tartufi per poi intervenire solamente nei periodi di siccità prolungata.
Per dare una corretta direzione, la pianta andrà opportunamente potata per realizzare un albero con sviluppo corretto.
Un problema significativo nelle colture di tartufi è la presenza di parassiti.
Quando possibile, evita di usare prodotti chimici.
Esistono metodi nuovi nella lotta ai parassiti che vedremo nei prossimi articoli di Aprire Azienda.
Oltre a queste tecniche di conservazione, particolare attenzione si dovrà porre alla difesa della piantagione da animali selvatici.
Se nei primi anni questo non è necessario, durante la fase di crescita dei tartufi si deve proteggere la coltivazione dagli attacchi dei cinghiali, feroci divoratori di tartufi.
La difesa sarà possibile con l’installazione di opportune recensioni, magari elettrificate.
Prima di passare al prossimo paragrafo, voglio consigliarti la visione dei seguenti video, sono molto belli e interessanti. Da buon marchigiano, iniziamo da un video che racconta la tartuficoltura nelle Marche.
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Il seguente video è un servizio di Uno Mattina.
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Quanto costa coltivare tartufi
Una domanda ricorrente è quella della spesa economica.
Data la variabilità nel tempo e della zona, in un articolo di blog è impossibile quantificare una spesa specifica per avviare una qualsiasi coltivazione.
Ogni caso è ovviamente specifico, qualcuno possiede già i terreni mentre altri lo devono acquistare. In questo contesto, la sola cosa che posso fare è elencarti le principali voci di spesa.
I primi anni sono ovviamente i più difficili e incerti, e pertanto non puoi affidare il tuo intero reddito alla coltivazione dei tartufi.
Una delle spese principali è certamente l’acquisto delle piante correttamente micorizzate.
Questi alberi devono avere la certificazione da parte di un ente scientifico. Molti istituti di agraria vendono alberi micorizzati. Il consiglio è quello di contattare l’istituto della zona e chiedere se fanno questo lavoro.
La seconda spesa sarà la messa in dimora delle piante. Una tecnica per risparmiare è creare delle giornate aperte alla popolazione per farti aiutare in cambio di un bel pranzo offerto. Molti cittadini amano il contatto con la natura ed iniziative sociali.
Per quanto riguarda la gestione, il consiglio è di essere il più possibile autonomi almeno nella potatura e l’irrigazione. Probabilmente dovrai comunque mettere in preventivo delle consulenze tecniche.
All’entrata in produzione, l’uso di recinzioni diventa obbligatorio perché un’ eventuale visita dei cinghiali rovinerebbe tutto il tuo raccolto.
Un altro costo sarà il mantenimento di un cane adatto alla raccolta ma questa più che una spesa potrebbe essere un piacere. E noto che il cane è il miglior amico dell’uomo 🙂
Vantaggi e svantaggi nell’avviare una tartuficoltura
Data la sua particolarità, coltivare tartufi non è certamente alla portata di tutti gli imprenditori agricoli. In questo breve paragrafo riporterò i vantaggi e i svantaggi nell’avviare una tartuficoltura.
Vantaggi nel coltivare tartufi
- Facilità nel commercializzare il prodotto;
Se il tuo terreno produce un ottimo tartufo, saranno i clienti a venire da te e non il contrario.
- Potenzialmente molto redditizio;
Il potenziale di una tartufai potrebbe essere enorme, una volta entrata in produzione, avrai tartufi per molti anni.
- Poche cure;
Dopo i primi anni, la gestione è abbastanza semplice, sempre che non ci siano particolari problemi.
- Basso costo di manutenzione;
Una volta avviata, la tartufaia non richiede grossi investimenti economici.
- Pochissima manodopera.
A differenza di altre colture, la raccolta del tartufo può essere fatta da una sola persona.
Svantaggi nel coltivare tartufi
- Produzione incerta;
La garanzia di ricavare tartufi purtroppo non l’avrai mai a priori.
- Qualità del prodotto non garantita;
La qualità e la quantità sono variabili impossibili da quantificare nei primi anni.
- Entrata in produzione dopo molti anni;
Data la natura del prodotto, i primi tartufi verranno raccolti in un periodo variabile di 7-14 anni.
- Possibilità di perdere il raccolto irrimediabilmente;
Se la tartufaia viene compromessa da animali selvatici o parassiti, il raccolto verrà perduto per sempre.
Coltivare tartufi: considerazioni finali
Dopo questo lungo articolo spero di averti motivato nel dare inizio ai tuoi sogni.
La vita è un percorso fatto di piccoli passi verso una direzione ben specifica. Probabilmente la difficoltà maggiore è nel trovare la passione più vera e sincera che ti tiene sveglio la notte, ma una volta trovata nessuno può fermarti.
Una vita priva di passione è una vita piena di tristezza, non fare l’errore di mettere le scuse davanti ai tuoi sogni, circondati di persone positive e lotta per i tuoi progetti.
Il percorso verso il successo non è lineare, troverai molte difficoltà ma sono proprio i momenti peggiori a trasformare una persona normale in una realizzata e soddisfatta.
Questo è il vero spirito di questo blog, se hai una visione simile alla nostra, unisciti al gruppo facebook MAI ARRENDERSI, un ritrovo di persone che lottano ogni giorno per i propri sogni.
Alessandro
Per leggere l’ebook, clicca il link
“Azienda agricola 2.0: ideare e creare un business agricolo di successo”
Ottimo articolo, complimenti! 🙂
grazie
Ciao Alessandro,
Mi è piaciuto molto il tuo articolo, sono curioso di sapere se tu personalmente hai realizzato delle tartufaie e con quale successo; inoltre se si mi farebbe piacere visitarle con la tua presenza per approfondire alcuni concetti.
Io sono un tartufaio delle langhe e vorrei realizzare una tartufaia di nero pregiato, sto valutando l’acquisto di un terreno dove in prossimità già si trova il nero pregiato.
Grazie per l’attenzione.
Fausto
Ho letto con molto interesse l’articolo e devo dirti che le difficoltà che tu ha descritto, da me in Sicilia si moltiplicano enormemente. Qui la gente non lo conosce, non c’è richiesta, chi lo vuole commercializzare usa il metodo dello strozzino. Ho impiantato un tartufaia con piante vendute a costi stratosferici, oltre 90 euro a piantina, nel lontano 1996, vicino a un boschetto dove esistono quelli spontanei che nessuno ha mai raccolto. Circa cinque anni addietro ebbi il piacere di conoscere un certo Pino di Rieti che con il suo lagotto raccolse in meno di un’ora 1,5 kg di scorsone. La mia tartufaia di 56 piante ha dato i primi due tartufi proprio in quella visita. Quest’anno ne ho già raccolto 1,8 kg. e visto il risultato sia pure ancora modesto, mi piacerebbe aggiungere altre piante di nero pregiato. E’ il mio pallino. che ne dici.
Molto interessante.Ho duemila mq di terra ,con poche piante di noce e nocciuolo,in tempi andati i tartufi venivano dati in pasto ai maiali :D.Cmq con 2000 mq di terreno è possibile una tartufaia?